Violenze diffuse in Burkina Faso, responsabili ne sarebbero sia bende di terroristi che uomini delle forze di sicurezza di Ouagadougou. La denuncia proviene dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch, che ha diffuso un report ripreso anche da Osservatorio Diritti. L’agghiacciante contenuto verrebbe confermato anche da numerosi analisti locali, che attribuiscono allo stato scarsa efficacia nel contrasto del fenomeno terroristico. Tra gli ultimi sequestri di persona c’è anche quello di un cittadino italiano, Luca Tacchetto, del quale del quale, insieme alla canadese Edith Blais, non si hanno più notizie. Il paese saheliano è sempre più frequentemente colpito dalle sanguinose scorribande di gruppi di uomini armati.
«Sono arrivati alle tre del pomeriggio vestiti in abiti tradizionali o con la mimetica, il volto coperto da turbanti – riferisce un testimone oculare di uno degli episodi più gravi verificatosi in gennaio nel nord -, hanno circondato nove uomini che erano intenti a bere tè davanti a un’officina e hanno iniziato a sparargli uccidendoli tutti, poi hanno bruciato. Pochi giorni dopo sono tornati e hanno rubato il bestiame della gente portandosi via almeno cento buoi».
L’organizzazione americana che si occupa della tutela dei diritti umani ha raccolto in un dettagliato rapporto le testimonianze delle violenze commesse dagli islamisti tra il mese di aprile dell’anno scorso e quello di febbraio del 2019, documentando l’uccisione di quarantadue persone, tutti civili. Nello stesso rapporto vengono però riportate le denunce relative alle atrocità attribuite alle forze di sicurezza governative, indicate responsabili di centoquindici esecuzioni sommarie di adulti e adolescenti.
«Stavo portando il bestiame al mercato – ha riferito un testimone -, quando ho visto dei militari attorno a una dozzina di uomini seduti a terra. Prima hanno gridato loro di abbassare la testa, poi hanno cominciato a picchiarli con dei bastoni, infine li hanno caricati su un autocarro». I corpi di queste persone sono poi stati rinvenuti la mattina seguente a nove chilometri dal villaggio dove erano stato compiuto il sequestro. Erano stati divisi in due gruppi, cinque di essi giacevano l’uno accanto all’altro colpiti al torace, gli altri sette uno sull’altro, uccisi con un colpo di arma da fuoco alla testa. Abbiamo dovuto seppellirli in una fossa comune».