Con il 48,79%, 28.000 schede in più del suo avversario dell’Akp, dei voti il candidato dell’opposizione Imamoglu è stato eletto sindaco della megalopoli sul Bosforo. Ma il presidente turco e il suo partito ha immediatamente contestato i risultati delle urne asserendo la possibilità che vi siano stati dei brogli negli scrutini delle schede e ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà ricorso presso la Consiglio superiore elettorale della capitale allo scopo di annullare il verdetto dell’elettorato. Un’impresa difficile però, poiché anche autorevoli membri del suo stesso partito si sono invece pronunciati nel senso della regolarità dello svolgimento delle elezioni. Tuttavia, anche il Partito repubblicano del popolo, un’altra formazione politica che però è all’opposizione, contesta i risultati.
Domenica scorsa gli aventi diritto al voto, chiamati al rinnovo delle amministrazioni delle ottantuno province del Paese, in una consultazione elettorale che ha assunto una marcata valenza politica, nel complesso si sono espressi contro il presidente della repubblica in carica dal 2002, facendo perdere al partito di quest’ultimo, l’Akp, il controllo delle cinque maggiori città, che della Turchia rappresentano anche il polmone economico. Erdoğan ha vinto soltanto in quindici delle trenta aree metropolitane (province metropolitane), mentre prima le controllava in massima parte, e ha subito una sconfitta anche lungo tutta la fascia costiera dell’Egeo e a Izmir, oltreché in altre province sul Mar Nero e nell’interno, fino al 31 marzo considerate storiche roccaforti del suo partito. Sul voto ha fortemente pesato la crisi economica che attanaglia il Paese.