MEDIO ORIENTE, Palestina. Quattro morti nella Striscia di Gaza, incertezze sulle reali capacità di Hamas nel contenere la protesta

Oltre 40.000 palestinesi hanno preso parte alle proteste inscenate nella giornata di oggi al confine tra la striscia di Gaza e Israele. Il portavoce delle forze di sicurezza dello Stato ebraico(Tsahal) ha affermato che alcuni dimostranti hanno lanciato rudimentali ordigni contro la recinzione di confine, mentre altri manifestanti, coperti alla vista dei soldati israeliani dal fumo provocato dagli incendi di pneumatici, hanno effettuato ripetuti lanci di pietre, le stesse fonti hanno aggiunto che i militari hanno risposto con «mezzi antisommossa». La maggior parte dei palestinesi che ha partecipato al primo anniversario della cosiddetta “marcia del ritorno” è comunque rimasta a una certa distanza dalla linea di confine, cioè lontana dalla zona degli scontri.

 

Fonti palestinesi rendono noto che due palestinesi sono rimasti uccisi nel corso della violenta manifestazione, mentre almeno duecento hanno riportato ferite, di questi la maggior parte non sono gravi e soltanto tre versano in condizioni critiche. I palestinesi uccisi sono due ragazzi di diciassette anni, Adham Nidal Sakr Amara, colpito alla testa, e Tamer Abu Khair, colpito al petto.

 

Hamas ha reso note le cifre relative al dispositivo di sicurezza schierato per l’occasione a ridosso della linea di confine, 8.000 uomini col compito di impedire ai manifestanti di avvicinarsi alla recinzione. Si tratta della prima volta che l’organizzazione islamista che governa nella Striscia assume provvedimenti del genere allo scopo di tenere sotto controllo le proteste, tuttavia con alterni risultati. Due ragazzini dell’età di otto hanno tentato di forzare la barriera di confine per entrare in territorio israeliano, ma sono stati fermati dal militari dello Stato ebraico. Erano in possesso di coltelli, ma dopo il loro interrogatorio sono stati fatti comunque rientrare nella Striscia. Questa volta non sono stati registrati grandi tentativi di sfondamento della recinzione di confine e i disordini si sono mantenuti a un livello critico minore. In serata la maggior parte dei manifestanti si è dispersa.

 

Hamas mostra dunque il suo volto pacifico e lo fa sottolineare pubblicamente dai suoi dirigenti. Come Bassem Naim, che ha definito la protesta «un messaggio molto importante che Gaza ha inviato a tutte le parte, ma in modo particolare agli israeliani e alla comunità internazionale», aggiungendo che «migliaia di persone della Striscia si stanno radunando pacificamente per alzare la voce contro l’aggressione e l’assedio imposto a Gaza». Yahya Sionwar, leader di Hamas a Gaza, si è recato in visita nella zona di confine presso il valico di Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia. Gli islamisti al potere a Gaza cercano di arginare la protesta dei palestinesi invitandoli ad astenersi dall’avvicinarsi alla linea di confine, questo in cambio di concessioni di natura economica da parte israeliana, accordo segreto che però Gerusalemme non ha ancora ufficialmente confermato, anche perché non ha certezze sulle concrete capacità di Hamas di controllare la protesta.

 

I timori principali di parte israeliana erano quelli di una pressione in massa durante la protesta, col risultato che grandi gruppi di manifestanti palestinesi armati potessero sfondare la barriera di confine penetrando all’interno delle comunità ebraiche stanziate a poche centinaia di metri attaccando i residenti, oppure tentando di rapire i militari in servizio lungo la recinzione di sicurezza. Israele ha messo in guardia i palestinesi della striscia sui tentativi di avvicinamento o, peggio, di violazione della barriera di sicurezza, ammonendoli che in questi casi avrebbero risposto aprendo il fuoco. Il bilancio della giornata di proteste è comunque pesante, quattro morti (i due diciassettenni) più altri due.  Uno è il ventunenne Mohammed Saad, ritenuto appartenente ai gruppi organizzati di disturbo che operano a ridosso del confine, che in serata è stato colpito alla testa dagli israeliani a est di Gaza City, l’altro è Bilal Mahmoud Najjar, ucciso da un colpo all’addome a Khan Yunis.

 

Dai fatti emerge sempre più con evidenza gli sforzi profusi dai negoziatori, mediatore come sempre è l’Egitto, per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco tra le parti, negoziato che includeva la predisposizione di strumenti di prevenzione della violenza in occasione della protesta. Entrambi i protagonisti si trovano in difficoltà, Hamas perché nella Striscia fronteggia il crescente malcontento della popolazione a causa del peggioramento delle già pessime condizioni di vita, Netanyahu perché, a pochi giorni delle elezioni, riceve attacchi sia dall’opposizione che da alcuni ministri della sua stessa coalizione di governo.

 

Questo genere di manifestazioni si svolgono almeno ogni settimana dal marzo dello scorso anno, Hamas sta costruendo le proteste per l’anniversario da diversi mesi, mentre il Cairo, mediatore tra le parti in conflitto, ha intensificato i propri sforzi negli ultimi giorni, dopo che un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ha colpito un’abitazione a nord della città di Tel Aviv, cioè nella zona più densamente popolata di Israele.

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