Christchurch, Nuova Zelanda (15 marzo 2019) – Almeno 49 persone sono state assassinate e 20 sono rimaste ferite in due diversi attacchi armati contro moschee perpetrati stamane da un suprematista bianco nella città di Christchurch. Si tratta di uno dei più gravi attacchi terroristici registrati nella storia della Nuova Zelanda. Dopo la sparatoria la polizia ha arrestato tre uomini e una donna, a uno dei sospettati è stata successivamente formalizzata l’accusa di omicidio. Le autorità locali non hanno reso pubblici i nomi dei tre individui fermati, tuttavia hanno escluso che nessuno risultasse inserito nella lista dei soggetti pericolosi stilata dagli organismi di sicurezza. Nella rivendicazione dell’atto fatta rinvenire in seguito, attraverso un “manifesto” anti-immigrazione di ben 74 pagine, gli autori delle stragi hanno motivato le “ragioni” alla base del loro gesto criminale.
Sgomento nel Paese, il primo ministro Jacinda Ardern ha definito il fatto come «uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda» aggiungendo che l’attacco è stato ben pianificato e che «la Nuova Zelanda è stata presa di mira perché rappresenta un esempio di multiculturalismo, diversità e inclusione».
Gli inquirenti hanno riferito che quattro persone sospettate di essere collegate agli attacchi si erano procurate delle sostanze esplosive con le quali avevano realizzato degli ordigni improvvisati, ordigni rinvenuti anche a bordo di alcune autovetture in possesso dei sospettati. La polizia ha messo in guardia la popolazione sulla presenza di filmati della strage immessi nel web, esortando a non “condividerli” con altri utenti della rete. Si tratterebbe di filmati estremamente angoscianti, ha reso noto la polizia a in un post su Twitter. «Raccomandiamo caldamente che il link non sia condiviso – si afferma in esso -, stiamo lavorando per rimuovere qualsiasi filmato apologetico delle stragi». Immediatamente dopo gli attentati in tutta la città sono state chiuse.
L’uomo che ha rivendicato la responsabilità delle diretta Facebook, nel tentativo di ridurre la gravità della sua implicazione negli atti terroristici, ha affermato di essere sì, un australiano bianco di 28 anni giunto in Nuova Zelanda per cooperare con dei militanti nazionalisti, ma solo nella pianificazione e nell’addestramento agli attacchi. Cercando di discolparsi di fronte ai poliziotti, ha aggiunto di non essere membro di nessuna organizzazione, però di avere interagito con molti gruppi di attivisti nazionalisti, dichiarando di aver fatto tutto da solo senza che nessuna organizzazione gli abbia ordinato di farlo. Nei suoi piani criminali, oltre alle moschee di Christchurch e Linwood c’era anche un terzo obiettivo, una moschea della città di Ashburton .
Ha dichiarato che ha scelto la Nuova Zelanda per la sua posizione, per dimostrare che anche le parti più remote del mondo non sono esenti da “immigrazione di massa”. Il primo ministro australiano Scott Morrison ha confermato che il presunto terrorista è un cittadino australiano. Ha aggiunto che l’aggressore era un «estremista, terrorista violento di destra». Ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli, dicendo che l’inchiesta era guidata dalle autorità neozelandesi. AFP ha analizzato una copia di un video di Facebook Live di uno degli attacchi che mostra un uomo caucasico con la barba rasata, che guida i capelli corti verso una moschea, poi spara mentre entra nell’edificio. L’uomo armato continua a sparare alle persone all’interno della moschea, alcuni delle quali stavano cercando di fuggire mentre altri erano rannicchiati in angoli dell’edificio, secondo la copia del video che AFP ha trovato su YouTube di cui ne ha confermato l’autenticità.
Ciò includeva l’ingresso della moschea, che ha una serie di caratteristiche distinte come una recinzione, una buca delle lettere e una porta. All’interno della moschea, il filmato del killer mostrava un tappeto verde con motivi distintivi che corrispondeva anche alle immagini taggate su Google Maps indicanti la stessa geolocalizzazione. L’account Facebook che ha pubblicato il video non era più disponibile poco dopo lo diretta video ed anche l’account Twitter con lo stesso nome è stato subito sospeso.
Le sparatorie di massa in Nuova Zelanda sono estremamente rare. La più letale nella storia moderna si è verificato nella cittadina di Aramoana nel 1990, quando il killer David Gray sparò e uccise 13 persone a seguito di una disputa con un vicino.