MEDIO ORIENTE. Raggiunto l’accordo per il porto di Hodeidah nello Yemen

Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, secondo quanto riportato da Arab News, ha annunciato che è stato raggiunto un accordo preliminare sulla gestione del porto di Hodeidah in Yemen tra i rappresentanti delle milizie Houthi e del governo yemenita. 

Le parti in conflitto in Yemen si sono riunite su un’imbarcazione delle Nazioni Unite nel porto di Hodeidah e hanno raggiunto un accordo preliminare dopo tre giorni di trattative mediate dall’Onu.

Secondo quanto dichiarato da Dujarric, le parti si riuniranno di nuovo “entro la prossima settimana, con lo scopo di finalizzare i dettagli” relativi al controllo della città portuale sul Mar Rosso oggetto dei più feroci scontri degli ultimi mesi.

La tregua nello Yemen, strappata dall’Onu alle parti in lotta, ha rischiato di essere rotta lo scorso 11 gennaio quando un drone è esploso durante una parata congiunta dell’esercito governativo yemenita e delle forze della coalizione anti-Houthi.

Tra le personalità colpite nell’attentato il capo di stato maggiore dell’esercito yemenita Abdullah Nakhi, il suo vice Zandani, il capo dell’intelligence militare Saleh Tamah e il governatore della provincia di Lahj Ahmed al-Turki.

In quell’occasione il messaggio dei ribelli Houthi è stato duplice. Quello militare dimostrava il livello militare raggiunto dagli Houthi, grazie anche al ruolo iraniano nella diffusione di sistemi d’arma più moderni.

Quello politico riaffermava che non ci può essere tregua senza una vera transizione politica. Quella che il movimento politico della minoranza sciita, Ansar Allah, chiede da anni e che da anni l’Arabia Saudita, non vuole raccogliere.

Secondo diverse fonti, la coalizione araba a guida saudita, composta da Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, Kuwait, Sudan ed Emirati Arabi Uniti per combattere i ribelli Houthi, ha stretto accordi segreti e reclutato i militanti di Al-Qaeda nella penisola arabica (AQAP).

I sauditi avrebbero pagato questa organizzazione terroristica, considerata tra le più pericolose da Washington, per combattere a fianco dei propri soldati in qualità di milizie mercenarie e per togliere di mano ai ribelli alcune città chiave. 

Gli Stati Uniti, alleato chiave dell’Arabia Saudita, sarebbero a conoscenza degli accordi tra la coalizione e Al-Qaeda. La riprova sarebbe la sospensione degli attacchi con droni effettuati da Washington contro i militanti di Al-Qaeda nel Paese, a partire dal 2009.

La coalizione saudita è entrata nel conflitto yemenita il 26 marzo 2015 con lo scopo di contribuire a ripristinare il governo di Abedrabbo Mansour Hadi, sostenuto a livello internazionale, ma anche per fermare la crescente influenza iraniana nello Yemen.

L’intervento militare ha fatto precipitare la nazione più povera della regione in un abisso, spingendo l’ONU a definirla “la peggiore crisi umanitaria del mondo”. Il conflitto ha causato la morte di oltre 17mila vittime tra la popolazione civile.

L’accordo sul porto di Hodeidah è necessario per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari, che oggi partono da quello di Aden, situato sul mar Arabico, impiegando più tempo per raggiungere le aree colpite dalla carestia.

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