redazione insidetrend.it (06FEB19) – Dopo tre giorni di viaggio nella Penisola arabica il pontefice ha fatto ritorno all’interno delle Mura Leonine. Si è trattato di un avvenimento storico, segnato dall’incontro col Gran Muftì della moschea di Al-Azhar e dalla Dichiarazione comune che ha riportato allo “spirito di Assisi”. Durante il volo di ritorno da Abu Dhabi, nella tradizionale conferenza stampa, Francesco ha avuto modo di affrontare diverse problematiche in essere assieme ai giornalisti accreditati che erano a bordo dell’aereo con lui.
Infatti, non sono certo pochi gli aspetti preoccupanti in agenda per Bergoglio, a cominciare dalla sua America Latina, con la crisi venezuelana che ha raggiunto una soglia estremamente pericolosa. Da Caracas con una lettera il presidente Maduro gli ha fatto pervenire un appello alla mediazione, ma il papa ha espresso chiaramente la posizione della Santa Sede, impossibilitata a svolgere un’azione diplomatica di mediazione senza che prima questa non le venga richiesta anche dall’altra parte in causa. Ma Guaidò, l’autoproclamato presidente a interim, avrà la volontà (o la possibilità) di divenire un interlocutore in questo contrastato tentativo di pacificazione nazionale?
E poi la guerra, o meglio: le guerre che insanguinano il mondo. Al riguardo il papa ha avuto parole di speranza. Parlando del conflitto nello Yemen – dove gli Emirati Arabi Uniti sono schierati al fianco dei sauditi, impantanati in un conflitto con gli sciiti locali, ma che rinviene quale nemico principale l’altra potenza regionale, cioè l’Iran – egli ha affermato di aver trovato «buona volontà nell’avviare processi di pace».
Riguardo ai cattolici che gli muovono l’accusa di farsi strumentalizzare dai musulmani ha invece replicato che il documento sulla Fratellanza è in linea con il Concilio. «Il documento è stato preparato con tanta riflessione e anche pregando – ha affermato Bergoglio – il Grande Imam con la sua équipe e io con la mia. Abbiamo pregato tanto per riuscire a fare questo documento perché per me c’è un solo pericolo, grande, in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio tra noi. E se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci e anche pregare, la nostra fede sarà sconfitta. Questo documento nasce dalla fede in Dio che è padre di tutti e padre della pace e condanna ogni distruzione, ogni terrorismo. Il primo terrorismo della storia è quello di Caino. È un documento che si è sviluppato in quasi un anno, andata e ritorno, di preghiere».
Un aspetto che, da Roma, nei giorni precedenti non aveva mancato di sottolineare monsignor Paglia, «quindici cartelle – aveva affermato l’autorevole religioso della Comunità di sant’Egidio – piene di parole rivolte ai cristiani, ai musulmani e a tutte le donne e gli uomini del pianeta». Un messaggio di pace attraverso il quale viene manifestata una comune visione di fraternità universale. Poco importa se, in questo momento di accentuazione delle divisioni, un fenomeno marcato, visivo addirittura, emblematizzato dall’erezione di muri “fisici”, ebbene, poco importa se il messaggio del papa si esplica in modo poco protocollare.
E, ancora, lo spinoso capitolo degli abusi. Il pontefice ha soffermato la propria attenzione sul grave problema degli scandali sessuali, affrontando il tema della condizione femminile: «Sulle suore abusate dai preti, è vero, c’è questo problema – ha affermato – e la donna è considerata di seconda classe».
Infine, ringraziando i giornalisti al seguito il papa ha detto che si è trattato di «un viaggio troppo breve, ma per me un’esperienza grande. Io penso che ogni viaggio è storico, anche i nostri giorni in cui si scrive la storia di ogni giorno. nessuna storia è piccola – ha concluso Bergoglio – ogni storia è grande e degna anche se brutta, la dignità nascosta sempre può emergere».