Registrato un incremento degli atti di intolleranza, ma attualmente in quali direzioni se ne deve cercare l’origine? Cadute “di stile” di senatori della Repubblica, onda montante di complottismo e risacca violenta contro persone e cose; a Salonicco si distruggono le tombe degli ebrei mentre ad Auschwitz i mai domi oltranzisti della Nazione polacca manifestano davanti al campo di sterminio nazista. Un rigurgito pericoloso. Chi ha veramente gli scheletri negli armadi? Al riguardo, il dibattito non risparmia neppure Israele: gli antisemiti sono a destra, a sinistra o tra i musulmani? Il governo dello Stato ebraico ha diffuso i risultati del suo rapporto che pone il focus sui gruppi e le organizzazioni dell’estrema destra, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu, parla soprattutto di odio nutrito nei confronti degli Ebrei dall’estrema sinistra e dai musulmani. Quali sono le ragioni di questa discrasia?
Redazione insidertrend.it, 27GEN19 – La stampa israeliana ha reso noto che domenica scorsa il premier in carica ha sollecitato un incremento dello sforzo nel contrasto dell’antisemitismo dei musulmani e dell’estrema sinistra in Europa, definita come la più grande minaccia per gli ebrei nel continente. Parlando in occasione dell’International Holocaust Memorial Day, egli ha affermato che «l’antisemitismo di destra in Europa è ben consolidato, ma un recente aumento dell’antisionismo sta guidando il sentimento antiebraico e anti-israeliano». Nei giorni scorsi in Grecia dei vandali avevano distrutto il monumento eretto agli ebrei di Salonicco vittime dell’Olocausto. L’antisemitismo espressione della destra non rappresenta una novità, ma lo è la miscela tra l’odio di parte del mondo musulmano e l’intolleranza antisionista dei gruppi dell’estrema sinistra. In particolare, Netanyahu, si è soffermato sui recenti episodi verificatisi in Gran Bretagna e Irlanda, affermando che il partito laburista britannico guidato da Jeremy Corbyn avrebbe assunto posizioni politiche stigmatizzabili, «una vergogna» secondo il premier di Gerusalemme. La polemica si innesta in un ramo fertile, poiché proprio la scorsa settimana il ministero degli esteri dello Stato ebraico ha protestato duramente nei confronti di Dublino in seguito alla proposta di legge irlandese, definita «scandalosa», tendente a introdurre forme di boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalle zone occupate da Tsahal nel 1967. Secondo il “Rapporto sull’antisemitismo” divulgato dal ministero della diaspora, lo scorso anno nel mondo si è avuto un aumento degli attacchi contro gli ebrei che ha provocato il più elevato numero di assassinii registrato negli ultimi venticinque anni. Infatti, afferma il Rapporto, nel 2018 si è verificata un’inversione di tendenza rispetto al periodo precedente, in quanto, se prima era l’antisemitismo di matrice islamista a costituire la principale e più pericolosa minaccia per le comunità ebraiche, ora la minaccia maggiore proviene dall’estrema destra, in particolare dagli Usa e dall’Europa. Neonazisti e suprematisti bianchi sono i negativi protagonisti di questa fase storica, e il primo ministro non ha mancato di sottolinearlo, cosa che, tuttavia – e qui ritorna la polemica esplosa negli ultimi mesi e rinfocolatasi a cavallo della Giornata della Memoria -, non lo ha risparmiato egualmente dalle critiche. Infatti, le ultime frequentazioni ufficiali del capo del Governo e leader del Likud, non sarebbero da considerarsi cristalline. L’ungherese Viktor Orbán, il presidente statunitense Donald Trump (suo migliore alleato) e sponde di tipo sovranista come il leghista vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini ne rappresentano gli esempi. Realpolitik “specchio” di un Paese sempre più di destra? Possibile, dato che Israele negli ultimi anni ha mutato in modo marcato il suo sentire politico. Fatto sta che questa è la realtà attuale. «Non vale la pena conseguire un risultato in politica estera a breve termine o ricevere il sostegno politico di un capo di stato estero, e poi, però, mettere a rischio la comunità ebraica». Sono le parole di Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei, pronunciate lo scorso anno, quando aveva esortato a porre fine alle relazioni dei vertici dello Stato di Israele con i partiti di estrema destra europei. Egli aveva anche avvertito i parlamentari della Knesset dei rischi insiti nel “lisciare il pelo” ai gruppi nazionalisti e xenofobi del Vecchio continente. Erano fondati i suoi timori?